Freytag, lo storytelling e la piramide

Freytag, nato e vissuto nel secolo IXX, ha studiato la drammaturgica Shakespeariana e Classica fino ad individuare una struttura narrativa ricorrente. Che ha presentato per la prima volta con la pubblicazione della sua opera “Die Technik des Dramas”.
In particolare riesce ad identificare 5 livelli di evoluzione del racconto, organizzato in una piramide, o arco drammatico, o triangolo. Sistema ripetibile dal teatro al video marketing, al cinema, alla narrazione in ogni suo aspetto

La storia, secondo il modello di Freytag evolve dall’esposizione, al crescendo dell’azione, al Climax, per poi discendere e concludersi con lo scioglimento.
Questo tipo di struttura può essere applicato in una grande varietà di contesti: non solo quello letterario, cinematografico o teatrale, ma anche alla video produzione aziendale, al video marketing, alle stories. È scontato che la tecnologia utilizzata permette di inserire effetti speciali (cambi di scena o flashback).

Nonostante ciò è molto importante non abusarne nel settore della comunicazione di impresa come evidenziato in questo articolo sullo storytelling per video in ambito aziendale.
È assodato anche il fatto che non tutti gli step siano riconoscibili nella narrazione. Infatti la Piramide di Freytag pur essendo presente in tutte le storie è difficile da riconosce ad eccezione dei lungometraggi.

Primo step: esposizione

Durante l’esposizione, il narratore, fornisce informazioni utili alla comprensione della storia. Permette di presentare il protagonista e tutti i principali personaggi, il contesto geografico, culturale e temporale. Consente la definizione delle premesse e degli antefatti. Ogni dettaglio tralasciato potrebbe confondere il pubblico, rendendo la storia incomprensibile.
Esistono diverse tipologie di esposizioni. Un esempio estremamente caratteristico è quello ‘a visione unica’ come nel film di HitchcockLa finestra sul cortile”. In questo lungometraggio il regista utilizza una singola cinepresa in movimento posizionata internamente all’appartamento location principale del film. Grazie a questa scelta artistica, la presentazione dei protagonisti principali e secondari avviene da un unico punto di vista. Lo spettatore a questo punto conosce il nome, il lavoro e le ragioni per cui il personaggio porta un gesso alla gamba. Viene, inoltre, introdotto la suspance. Tutto questo senza nemmeno aver fatto pronunciare una battuta, nemmeno fuori scena.

La presenza di una voce narrante, invece, è tipica del contesto teatrale e nel pluripremiato “Forrest Gump”. Nel quale l’esposizione, così come, ogni evento fondamentale e informazione utile per comprendere a pieno la storia viene fornito o enfatizzato dalla narrazione in scienza o fuori campo da parte del protagonista.

Secondo step: azione crescente

In seguito, il modello a piramide proposto da Freytag prevede lo sviluppo della storia, in un crescendo coinvolgente che porta lo spettatore alla massima tensione. Nel lungometraggio “Stand by Me”, i ragazzi protagonisti trascorrono ore a camminare raccontandosi episodi legati alla sparizione di un ragazzo. Tra racconti reali e dicerie di paese, i protagonisti proseguono il cammino. Nel corso di tutte queste scene lo spettatore rimane sempre più coinvolto e in attesa del colpo di scena. In questo stato di tensione vengono costantemente presentati nuovi elementi che ne accrescono l’intensità.

Terzo atto: Climax o culmine

Il culmine rappresenta l’espressione massima della scena, grazie al quale vengono svelate le verità che permettono di chiudere la storia. Infatti a questo punto, lo spettatore sa tutto ciò che c’è a sapere per prevedere il finale della storia. La struttura narrativa di Freytag prescrive la sequenza ma non le modalità di sviluppo di ogni atto. Di conseguenza esistono esempi di narrazione ricche di flashback, tanto da rendere quasi irriconoscibile la struttura a piramide. Come nella celeberrima opera “Titanic” (1997). Mentre in altre lo sviluppo di un solo atto è tale da lasciare pochissimo spazio agli altri.

Quarto atto: Falling Action o azione in caduta

Dopo il Climax, la struttura narrativa di Freytag, inserisce la fase di ‘caduta della azione’. Solitamente, questo atto, è caratterizzato dalla presenza di alcuni momenti di disorientamento, a causa dei quali il pubblico mette in discussione le certezze fino a quel momento acquisite. Nella quasi totalità dei film romantici, in questa fase, i protagonisti che sembravano procedere verso il lieto fine, si allontanano. Per poi incrociarsi o ritrovarsi ma senza alcun esito. Questi continui cambi di direzione rendono meno scontato il finale.

Step quinto: dénouement

Per concludere, la fase di ‘Dénouement’ – che si traduce dal francese con la parola “slegare” – indica la chiusura della narrazione. Nella pellicola “Forrest Gump”, Forrest, ritrova l’amata amica che annuncia l’esistenza del figlio. Dopo la ricongiunzione però lei muore. A questo punto si potrebbe pensare ad un finale drammatico ma l’ultima scena vede il protagonista con il figlio aspettare il bus. Questa scena chiude il cerchio riproponendo la scena iniziale di Forrest che prende lo scuolabus. In questo modo l’esito si trasforma in un lieto fine.
In altre parole, la definizione dell’esito non deve essere scontata ma dovrebbe sorprendere lo spettatore.

La piramide di Freytag è una formula classica

C’è notevole differenza tra video e opere teatrali. Le tecnologie video e di editing permettono di creare effetti particolari e fluidi. Infatti immediatamente è possibile passare da un tempo ad un altro, attraverso flashback, oppure cambiando ambientazione. Il montaggio e lo sfondo green favoriscono queste azioni. Al contrario in teatro o nelle rappresentazioni dal vivo, un flashback richiede tempo in quanto cambia il cast, l’abbigliamento e la scenografia e spesso questa azione deve essere spiegata da una voce narrante che ricolloca temporalmente la narrazione.

Nel film “Jumper” i protagonisti saltano da un luogo ad un altro in pochi secondi. Questo è impossibile da vivo ma grazie all’ editing il cambio di location avviene in uno schioccare di dita.
In conclusione possiamo affermare che non importa di quale opera si tratti perché la struttura narrativa vincente è sempre la stessa. Ma per poterlo verificare si consiglia la sperimentazione del modello di Freytag.

Ph keo-oran-unsplash