Perché così tanti stranieri nel mondo scelgono l’italiano?

corsi-di-lingua-italiana_800x502Due milioni e 145 mila in 115 paesi del mondo: sono gli studenti d’italiano nel solo anno accademico 2016/2017, al quarto posto tra le lingue più studiate su scala globale tra scuole pubbliche e private, università e istituti di cultura. Una cifra da capogiro se si pensa che, tra le 7111 lingue censite nel 2019 dalla pubblicazione di SIL International – Ethnologue –, con 67 milioni di individui la lingua del Belpaese si classifica solo al 21° posto per numero di parlanti.

Lo studio dell’italiano: un trend in crescita

Un dato che certamente incuriosisce, ma che non deve sorprendere. Il trend globale mostra infatti in un quadro di crescita costante: dal biennio 2012/2013 gli studenti di italiano sono aumentati di un terzo. Dal milione e mezzo del 2012, fino ad attestarsi sul milione e 761 mila nell’anno accademico seguente, per poi oltrepassare i due milioni nel 2017. Un boom confermato anche dall’indagine condotta dal Ministero degli Esteri che ha registrato un incremento del 3,85% rispetto alla rilevazione precedente. La statistica è stata presentata ufficialmente nel corso della terza edizione degli Stati generali della lingua italiana organizzata lo scorso ottobre proprio dalla Farnesina con la collaborazione del MIUR e dell’Accademia della Crusca.

Le lingue nel mondo: la classifica

Il podio delle lingue più parlate al mondo, invece, non presenta sorprese: l’inglese, con un miliardo e 190 milioni di parlanti, vale a dire il 17% della popolazione mondiale, è la lingua più utilizzata. Argento e bronzo per cinese mandarino e hindi-urdu che si classificano al secondo e terzo posto con, rispettivamente, un miliardo e 107 milioni la prima e 697 milioni la seconda. Tutt’altra storia quando si analizzano i madrelingua. È il cinese mandarino a scalare la classifica, con 908 milioni; secondo gradino del podio per lo spagnolo (444 milioni); terzo posto per l’inglese (378 milioni) e quarta posizione per l’hindi-urdu (329 milioni). L’Italia, con i suoi 67 milioni di parlanti in tutto il pianeta, si piazza solo al 21° posto.

Gli italiani nel mondo: qualche numero

A cosa si deve, quindi, questo crescente interesse per l’italiano? Sicuramente il trend fa riflettere, soprattutto analizzando i dati demografici ISTAT che al primo gennaio 2019 rilevano una popolazione di 60 milioni e 391 mila abitanti nello stivale, con uno scarto di quasi 7 milioni nel numero di individui che la parlano in tutto il mondo, largamente imputabile consistenti flussi migratori uscenti dalla penisola nei secoli scorsi. La lingua italiana detiene, proprio per questa grande tradizione di emigrazione, un singolare primato: è, infatti, quella che viene parlata come madrelingua nel numero più alto di paesi nel mondo, 26 in totale.

Perché studiare italiano?

Le analisi demografiche e il numero di parlanti nel mondo non giustificano, comunque, l’exploit dell’ultimo settennio per quanto riguarda lo studio dell’italiano su scala globale. C’è di più. La diffusione di una lingua, sostiene il Ministero degli esteri, è un indice della percezione culturale di una popolazione nel mondo. L’italiano, con la sua reputazione derivante da secoli di grande tradizione letteraria, è universalmente riconosciuto come codice dell’arte per antonomasia e, da qui, come lingua della diplomazia culturale, strategica per l’asset politico ed economico del paese. In tutto il mondo, storici dell’arte, letterati, archeologi, ma anche architetti, critici e umanisti in generale, si cimentano con questo melodioso idioma più che altro per necessità lavorative o di studio. A queste ragioni, più che altro relative a campi di ricerca artistica e storiografica, si affiancano ben più concrete motivazioni economico-finanziarie: l’italiano è, infatti, dopo l’inglese, la lingua più utilizzata nelle insegne commerciali. Dall’universo wine al mondo della moda in tutto l’ampio spettro di declinazioni che intercetta, fino al design industriale nel comparto automobilistico, passando per la tradizione gastronomica dall’alta cucina arrivando allo street food, ferma restando l’ineccepibile qualità della materia prima, l’italianità di un brand viene automaticamente associata all’eccellenza. Eccellenza di cui certifica pregio e consolida credibilità e gusto.

L’italiano o il fiorentino? Un caso letterario

Ma l’italiano come è nato? La paternità della lingua per tradizione viene attribuita a Dante Alighieri, il “Sommo poeta”, che con la sua “Commedia” ha elevato il volgare a lingua letteraria, spodestando il latino. Sarà Alessandro Manzoni, in seguito, a “sciacquare i panni in Arno”, attribuendo al vocabolario fiorentino il ruolo cruciale di riferimento linguistico comune, essenziale per l’unificazione politica e sociale d’Italia, come sostenuto in “Dell’unità della lingua e dei mezzi di diffonderla” del 1868.

Studiare italiano a Firenze: un’esperienza unica

Non è un caso, quindi, che l’Italia con quasi 35 mila presenze nell’anno accademico 2017/2018 sia la seconda meta di destinazione di studio scelta dagli studenti statunitensi, dopo il Regno Unito. Tra questi, circa 15 mila, vale a dire più della metà scelgono proprio Firenze. Il capoluogo toscano, con più di 42 università internazionali, è perciò un centro nevralgico di alta formazione. Studiare la lingua italiana, immersi in una delle città più belle al mondo, la città dove è nato il Rinascimento e dove si sono ispirate alcune tra le più straordinarie menti della storia dell’umanità – Leonardo, Michelangelo, Dante, Botticelli, per citarne solo alcuni – è un’esperienza unica e una fonte inesauribile di stimoli, non solo per quanto riguarda la creatività, ma anche per una crescita interiore, culturale e professionale.